Viviamo un particolare periodo storico in cui è più importante far vedere agli altri che ci stiamo divertendo rispetto al divertimento vero e proprio che noi stessi proviamo in prima persona.
Avere un’esperienza autentica e non condividerla con gli altri è classificata come un’azione incompleta in un mondo in cui la società pretende che ogni individuo esibisca il suo modo di essere, o meglio di sembrare, tramite il suo comportamento nel rispetto dei canoni che il pensiero comune detta.

Le continue pubblicazioni social sono ormai diventati i principali veicoli della narrazione della routine quotidiana di ognuno di noi. Oltre ai filtri Instagram esistono dei filtri automatici che si applicano ad ogni nostro scatto: non riguardano gli effetti grafici ma i soggetti dei contenuti multimediali.
L’ambiente social, infatti, differisce nettamente dalla realtà concreta in quanto nella prima vengono scelte con cura maniacale le sole emozioni che si vogliono far trasparire agli altri.
Potrebbe sembrare un miglioramento del nostro ambiente sociale ma non lo è affatto.

Sono infatti note delle correlazioni tra l’incremento di patologie più o meno serie e l’utilizzo spropositato dei social e della rete in generale.
D’altro canto, però, va tenuto conto dei reali vantaggi che la tecnologia ha portato finora e che porterà nel futuro prossimo. Basti pensare alle procedure burocratiche fino a ieri farraginose ormai snellite o alla comunicazione istantanea, gratuita e senza limiti che crea ponti tra persone in tutto il globo che interagiscono per fini tutt’altro che effimeri e insignificanti.

Spesso la tecnologia viene demonizzata specie dalle generazioni più adulte che, vedendo gli occhi dei propri piccoli letteralmente divorati dagli schermi di qualsiasi nuovo aggeggio, intuiscono la velata schiavitù del terzo millennio.

Il fatto più paradossale di questo fenomeno è che è causato da un’invenzione umana. Questo fa pensare che la creazione di una qualsiasi nuova tecnologia non implica necessariamente la capacità di gestire le sue conseguenze sociali, positive o negative che siano.

È sbagliato sostenere che la tecnologia sia un male da estirpare ad ogni costo dalla nostra vita quotidiana. È un usuale ma complesso strumento e, come tale, sta all’utente saperlo gestire nel migliore dei modi al fine di sfruttarlo completamente a proprio vantaggio.

E’ evidente, però, che non tutti i fruitori dei nuovi strumenti possano autonomamente disciplinarsi a proposito. L’educazione scolastica e non quindi, gioca un ruolo fondamentale e le istituzioni dovrebbero dosare la giusta priorità a questa opportunità il cui confine con una problematica seria è davvero sottile.


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